Tuesday 2 December 2008

La rima impossibile.

Quando miopia e amnesia fanno rima con destra!
dal corriere di stamattina un articolo che sicuramente nn leggerà nessuno e quindi nessuno ricorderà

Quando Berna ostacolava i ricongiungimenti familiari dei nostri emigranti. E i mariti assumevano le mogli come domestiche per farle arrivare....


Quando Berlusconi aveva già le tivù e Gianfranco Fini era già in pista per diventare il leader del Msi cioè nel 1974, al di là delle alpi delle mogli e dei figli degli immigrati si diceva che «Sono braccia morte che pesano sulle nostre spalle..... che minacciano ..... lo stesso benessere dei cittadini [svizzeri, ndr]». E oggi? Oggi una parte della destra protesta come solo loro sanno fare contro l'assoluzione di un immigrato macedone Ilco Ristoc, denunciato e processato perché in Italia ci è arrivato con tutte le carte in regole, con la moglie e il bambino più piccolo, ma (?) anche con la figlioletta Silvana, che aveva GIA' 12 anni.
Il leghista Paolo Grimoldi, indignato, si è chiesto «se la magistratura sia ancora un baluardo della legalità oppure il fortino dell'eversione». La forzista Isabella Bertolini ha bollato il verdetto come «un'altra mazzata alla legalità» e censurato la «legittimazione di un comportamento palesemente illegale». Lo «stato di necessità» previsto dalla legge e richiamato dalla suprema Corte, a loro avviso, non è in linea con le scelte del Parlamento.

E allora? Allora si può ritornare a scuola da Schwarzenbach, il leader razzista che scatenò tre referendum contro i nostri emigrati, voleva ancora più infami: «Dobbiamo respingere dalla nostra comunità quegli immigrati che abbiamo chiamato per i lavori più umilie che nel giro di pochi anni, o di una generazione, dopo il primo smarrimento, si guardano attorno e migliorano la loro posizione sociale. Scalano i posti più comodi, studiano, s'ingegnano: mettono addirittura in crisi la tranquillità dell'operaio svizzero medio che resta inchiodato al suo sgabello con davanti, magari in poltrona, l'ex guitto italiano».
E si può ritornare alla storia dei figli degli immigrati italiani costretti a vivere come Anna Frank. Sepolti vivi, per anni, nei loro bugigattoli alle periferie delle città industriali. Coi genitori che, terrorizzati dalle denunce dei vicini, raccomandavano loro: non fare rumore, non ridere, non giocare, non piangere.
Esempi?
- Lucia fu chiusa a chiave nella stanza di un appartamento affittato in comune con altre famiglie, per una vita intera: «Uscì fuori per la prima volta quando aveva tredici anni».
- Un'altra bambina, dopo essere caduta, restò per ore ad aspettare la mamma con due costole rotte. Senza un lamento.

Trentamila, i bambini italiani clandestini in Svizzera. Un po' tantini! Al punto che l'ambasciata e i consolati organizzavano attraverso le parrocchie e certe organizzazioni umanitarie addirittura delle scuole clandestine.

Ma noi non siamo la Svizzera. Perchè noi garantiamo l'ingresso regolare agli immigrati, direbbero i meno gretti tra i gretti.
Però neanche a essere un po' meno gretti degli altri ci si salva. Perchè, per esempio non si considera che almeno un milione di italiani vive in condizioni di sovraffollamento nelle sole case popolari, mentre al tempo stessi a un immigrato regolare si chiede
1) di dimostrare un reddito di 5.142 euro
2) più altri 2.571 per la moglie e ciascuno dei figli
3) di avere a disposizione una casa di un certo tipo variando il tipo da regione a regione.
Liguria: una stanza per ogni membro della famiglia con più di 14 anni più un vano supplementare libero (esempio: il salotto) più la cucina e più i servizi igienici. Cioè padre, madre e quattro figli adolescenti devono avere una casa con almeno sei stanze.
Quando vinse la Coppa dei Campioni, coi soldi dell'ingaggio e del premio per la coppa, Gianni Rivera comprò un appartamento a San Siro. Il papà e la mamma dormivano nella camera matrimoniale, il fratello nella cameretta e lui in un divano letto in salotto. Se invece che di Alessandria fosse stato di Belgrado, sarebbe stato fuorilegge.
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